AVS, una responsabilità di tutti!

Dare stabilità all’AVS è una responsabilità globale. È un’urgenza. In assenza di un rapido intervento, i conti del primo pilastro sono destinati a registrare deficit di finanziamento insostenibili. Bisogna dunque agire senza indugio per evitare quel taglio delle rendite che sarebbe inaccettabile per la società tutta, per le giovani generazioni in particolare. È solo votando sì alla modifica della Legge AVS, e al correlato aumento dell’IVA, che riusciremo a traghettare il primo pilastro al 2030, nell’attesa di una revisione completa del sistema previdenziale nazionale.

Stabilizzare lo stato di salute del primo pilastro è possibile, ma non indolore. Nel 2019, con l’approvazione popolare della riforma RFFA, si è richiesto uno sforzo addizionale a chi già contribuisce al sistema in misura maggioritaria: da una parte i lavoratori e le imprese, assoggettati ad un aumento dei contributi ordinari di 0.3 punti, dall’altra la Confederazione. Oggi, è il turno dei consumatori, gravati dall’aumento dell’IVA di 0.4 punti, e delle donne, la cui età di pensionamento sarà progressivamente, seppur in presenza di compensazioni, parificata a quella degli uomini. Di qui la tesi, sostenuta da chi si oppone al progetto, che l’AVS verrebbe ristrutturata “sulle spalle delle donne”, che già soffrono di un forte divario pensionistico. Se lo slogan suona un po’ scontato, il divario pensionistico è al contrario un problema reale e misurabile. La domanda che ne deve derivare è come combattere il fenomeno, come porre rimedio ad una situazione ingiusta, non come utilizzare un tema sensibile per affossare AVS21 e il concetto di flessibilità nel mondo del pensionamento e del lavoro che ne consegue.

Proteggere le donne non significa ostacolare, a detrimento di tutti, la difesa delle rendite AVS future, consiste invece nel ridefinire l’intero sistema pensionistico in termini equi. La battaglia decisiva si combatterà sulla previdenza professionale, la cui riforma è stata “spacchettata” dal primo pilastro dopo la bocciatura di AVS20. Qui le donne sono oggi maggiormente danneggiate, il lavoro a tempo parziale è pesantemente penalizzato e le interruzioni temporali dell’occupazione che spesso derivano dalla cura della famiglia creano buchi previdenziali.  Le donne che sostengono AVS21 – e che voteranno sì il 25 settembre – sono disposte a lavorare un anno in più per garantire oggi e in futuro a tutti delle pensioni AVS. Salvato il primo pilastro, queste stesse donne sapranno essere parte attiva in sede di ridefinizione del secondo, là dove si gioca la nostra serenità pensionistica.

Cristina Maderni

deputata PLR in Gran Consiglio