AVS21, soluzione equa

È il grande tema, forse il più difficile da riformare: sarà la volta buona per il progetto AVS21 sul quale si voterà il 25 settembre? AVS21 si concentra sul primo pilastro e mira a garantire un finanziamento sostenibile ed equo all’assicurazione vecchiaia: un problema effettivo e pressante. Per le Donne liberali radicali ticinesi è urgente assumersi la responsabilità oggi e non lasciare alla prossima generazione la soluzione del problema. AVS21 è un compromesso ragionevole, equo ed equilibrato, ed è un passo verso l'uguaglianza. Le DLRT invitano a votare con convinzione due volte SI il 25 settembre.

L’AVS è stata introdotta nel 1948, da allora la società ha conosciuto cambiamenti significativi, e la questione di come garantire un reddito adeguato alle persone anziane è stata oggetto di intense controversie: l'ultima revisione risale al 1997 e da allora tutti i progetti di riforma sono falliti alle urne. Denatalità, aumento delle aspettative di vita e pensionamento della generazione del baby boom rischiano di far saltare i conti dell’AVS. Le entrate del primo pilastro superano già ora di anno in anno i contributi versati. E se questo squilibrio finanziario non verrà rettificato, prima o poi ne faranno le spese i contribuenti e le prossime generazioni. La stabilizzazione finanziaria è dunque inevitabile. Grazie ad AVS21, votata a maggioranza dal parlamento, la previdenza può essere garantita anche nei prossimi anni senza che le pensioni siano ridotte. La riforma è quindi un passo verso il futuro per giovani e anziani, uomini e donne. Ne sono convinte le granconsigliere Alessandra Gianella e Cristina Maderni che hanno messo sul tavolo – stimolate dalle pertinenti domande di Fulvio Pelli che ha ricordato il sistema dei tre pilastri e inquadrato il tema in votazione il 25 settembre – le ragioni a sostegno di un progetto che chiede uno sforzo a tutti, compresi i pensionati.

Con AVS21, il Consiglio federale intende consolidare la previdenza vecchiaia fino al 2030, rispondendo alle esigenze degli assicurati con un passaggio più flessibile all'età di pensionamento e il prolungamento dell'attività lavorativa. Per Alessandra Gianella la riforma non chiede “qualcosa di strano rispetto ai Paesi a noi vicini: salvo Austria e Francia, dove si stanno comunque portando avanti delle riflessioni, nel resto dell’Europa si è già passati da tempo a 65 anni per entrambi o anche di più, ma soprattutto si sta armonizzando in base alla speranza di vita”. Armonizzazione è d’altronde una necessità che si spiega con ragioni oggettive ma anche di uguaglianza. Il primo pilastro d’altronde non conosce un divario pensionistico: le rendite di uomini e donne sono paritarie. Inoltre, non si può chiedere la parità di diritti da un lato, ma insistere nel mantenere privilegi dall'altro.

E proprio sui privilegi, in risposta alla tesi del comitato referendario secondo cui AVS21 è costruita sul gobbo delle donne, Cristina Maderni ha fatto presente che “le donne godono della rendita vedovile, gli uomini no” e che nel 1948 quanto l’AVS è stata introdotta l’età pensionabile era uguale per donne e uomini. Da allora “viviamo quasi dieci anni in più e quindi percepiamo una pensione più a lungo. Ciò richiede, logicamente, maggiori risorse finanziarie se non si vogliono ridurre le pensioni. E se la giustificazione dei contrari è quella della parità allora affrontiamola dove è possibile trovare soluzioni, ossia nel secondo pilastro. Oggi la questione è finanziare e quindi assicurare l’avvenire dell’AVS ed è quello che fa la riforma”. Gianella e Maderni sono concordi nel ritenere fondamentale portare a termine questo progetto, con l’impegno di agire poi sul secondo pilastro. In questo senso, Gianella ha rilevato l’importanza dell’Iniziativa delle DLR sull’imposizione individuale: “è un piccolo passo ma se accompagnato da altri passi porta a migliorate la situazione anche al sistema pensionistico poiché incentiva le donne a lavorare, e di riflesso a contribuire all’AVS e a poter contare su rendite pensionistiche del secondo pilastro più importanti”.

Alla domanda di Fulvio Pelli sui passi successivi se la riforma passa, Alessandra Gianella ha risposto “tireremo tutti un sospiro di sollievo perché un passetto per garantire le rendite ancora per un po’ è stato fatto, e poi dobbiamo passare subito ad affrontare gli altri problemi, agendo in modo particolare sul secondo pilastro nel togliere tutti quei fattori che a oggi sono discriminanti per le donne”. E se non passa? Cristina Maderni: “si ricomincia, nel senso che il fondo a garanzia si erode e di miliardi non ne avremo più. E quindi dobbiamo porci una grossa domanda: vogliamo garantire l’AVS ancora dopo il 2030, vogliamo che i nostri figli abbiano l’AVS? Qualcosa va fatto, altrimenti diciamo chiaramente al Paese che l’AVS è finita”.