Nella sua accezione classica, il Liberalismo si fonda sulla promozione della libertà individuale, del libero mercato, della limitazione del potere statale e della protezione dei diritti civili individuali. In passato, queste idee si sono tradotte in politiche di riforma, come l’introduzione dei diritti universali, la democratizzazione dei regimi politici e l’espansione dei mercati globali, soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, nel contesto attuale, il liberalismo sembra non riuscire a rispondere adeguatamente alle sfide moderne.
Uno dei principali ostacoli che il liberalismo si trova ad affrontare è la crescente disuguaglianza economica. L’apertura dei mercati globali e la deregolamentazione hanno portato a un aumento delle disuguaglianze tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, ma anche all'interno degli stessi paesi. I benefici della globalizzazione non sono stati distribuiti in modo equo, e molte persone si sono sentite escluse dai benefici del sistema economico, alimentando un senso di frustrazione che ha indebolito il consenso a favore del liberalismo. In questo contesto, le politiche liberali, pur mantenendo il loro impegno verso il libero mercato, non sono riuscite a garantire un benessere condiviso, favorendo il rafforzamento di poteri economici e politici ritenuti elitari.
Inoltre, la crescente sfiducia verso le istituzioni internazionali, come l’Unione Europea, è stata un altro fattore determinante. La percezione di una disconnessione tra le decisioni politiche e le esigenze quotidiane delle persone ha alimentato un crescente euroscetticismo e nazionalismo, che si sono tradotti in movimenti populisti in molti paesi occidentali. Questi movimenti criticano apertamente il liberalismo, accusandolo di favorire l’interesse delle élite e di essere lontano dalle reali preoccupazioni della gente comune. In questo contesto, ideologie come il populismo e il nazionalismo sembrano attrarre un numero crescente di elettori, nonostante le promesse di benessere economico e stabilità sociale offerte dal liberalismo. Qui si inserisce una delle principali polarizzazioni politiche attuali: da un lato, la destra nazionalista che si oppone a una visione globale e pluralista della società, sostenendo invece un ritorno alle tradizioni, alla sovranità nazionale e a politiche di protezionismo economico; dall’altro, una sinistra che, pur mantenendo ideali di giustizia sociale e solidarietà, si è sempre più allineata con un’idea di globalismo che promuove l’integrazione economica e culturale a livello mondiale.
Questa polarizzazione, che vede un’ampia frattura tra le due forze politiche, ha reso difficile per il liberalismo affermarsi come pensiero dominante, perché le risposte offerte dalle ideologie politiche si muovono su due binari contrapposti. La destra nazionalista si oppone al liberalismo globalista, accusandolo di snaturare l’identità nazionale, mentre la sinistra, pur connotata da un impegno verso i diritti sociali e le disuguaglianze interne, è spesso accusata di dimenticare le problematiche quotidiane dei cittadini, esponendosi alla critica di essere troppo legata alle élite e alle dinamiche globali.
Un altro fattore che rende il liberalismo meno rilevante è la crisi ambientale. La crescente preoccupazione per il cambiamento climatico e per l’impatto ambientale delle politiche economiche ha posto in discussione l’idea di un libero mercato senza restrizioni. Le politiche neoliberiste, che hanno spinto verso una deregolamentazione dell’economia, sono diventate sempre più incompatibili con la necessità di una regolazione ambientale più stringente. Il liberalismo, che ha tradizionalmente privilegiato la crescita economica come obiettivo primario, non è riuscito a proporre soluzioni convincenti per affrontare l’emergenza ecologica in corso.
Infine, il liberalismo fatica a rispondere alle nuove sfide poste dalla tecnologia. L’ascesa dell’intelligenza artificiale, la digitalizzazione dell’economia e l'automazione dei processi produttivi stanno cambiando il mondo del lavoro e il concetto di libertà economica. La disoccupazione tecnologica, il controllo delle grandi aziende tecnologiche e le nuove forme di sorveglianza sono problematiche che il liberalismo, nella sua forma tradizionale, non sembra essere in grado di affrontare. La concentrazione di potere nelle mani di poche aziende tecnologiche e l’impatto sulla privacy e sui diritti civili sono questioni che mettono in discussione l’idea liberale di un mercato libero e di una società aperta.
Oggi il liberalismo appare in difficoltà di fronte a un mondo che cambia rapidamente. Le sue promesse di libertà e prosperità universale sono state messe alla prova da nuove sfide economiche, sociali e ambientali. Le difficoltà ad adattarsi alle richieste di maggiore giustizia sociale, equità e sostenibilità ambientale rendono il liberalismo sempre meno attraente per le nuove generazioni e per coloro che si sentono emarginati dal sistema economico globale. Inoltre, la crescente polarizzazione tra destra nazionalista e sinistra globalista ha ulteriormente frammentato il panorama politico, impedendo al liberalismo di farsi strada come soluzione condivisa. In questo contesto storico, l’ideologia liberale sembra non riuscire a rispondere con efficacia alle necessità di un mondo in continua trasformazione.
E quindi? Quale sarebbe la via d’uscita? Il liberalismo potrebbe diventare moderno rispondendo alle sfide attuali focalizzandosi su equità, sostenibilità e diritti digitali. Deve affrontare le disuguaglianze crescenti, promuovere politiche che bilanciano libertà economica e giustizia sociale, e proteggere i diritti fondamentali in un mondo sempre più tecnologico. In questo modo, il liberalismo può rimanere rilevante, offrendo soluzioni per una società globale interconnessa e in rapida trasformazione.
Beatrice Fasana