Secondo uno studio di Deloitte, che ha intervistato 1000 Millenials e 700 presentanti della Generazione Z in Svizzera, estendendo lo sguardo anche a livello europeo intervistando oltre 8000 persone provenienti da 16 Paesi dell'UE, quasi una persona su due è intenzionata a lasciare l’attuale lavoro nei prossimi due anni. Ogni generazione è plasmata da dati demografici, eventi storici e forze economiche. I giovani adulti di oggi, più degli altri, stanno subendo pressioni su diversi fronti e questi mutamenti sociali si riflettono anche in tutta la sfera relativa al lavoro e al suo valore. Se nel passato si desiderava fare carriera per dare un significato alla propria vita ora è cambiato il sentimento di identità e questo senza distinzione di genere. Per le nuove generazioni trascorrere più temo libero con gli amici e la famiglia, privilegiando la vita di coppia e i propri ruoli genitoriali, assume maggiore importanza mentre in passato spesso il lavoro e la carriera rappresentavano l’elemento elettivo di realizzazione individuale. Fin qui una condivisibile e auspicabile visione del futuro, ma non è da scordare che un sostentamento economico sufficiente è la base per garantire la libertà e il futuro per ogni persona.
Nel 2022 la Confederazione ha misurato per la prima volta il parametro gender overall earnings gap (GOEG), ovvero il divario di genere a livello di reddito complessivo cumulato nel corso di tutta la vita lavorativa attiva, utilizzando quale base di calcolo: il reddito lordo da lavoro su base oraria, il tempo di lavoro mensile in ore e la partecipazione alla vita professionale, quantificando il denaro in media in meno per le donne e la differenza è risultata del 43.2%. Più spesso le donne si occupano dei figli e il loro tasso di occupazione a tempo parziale è maggiore, ne consegue una diminuzione del reddito da lavoro con rischio anche di future penalizzazioni a livello previdenziale. L’abbandono, oppure la drastica diminuzione percentuale dell’impiego, può essere estremamente pericolosa, in particolare se inserita in un contesto ove i rapporti di forza nella coppia sono asimmetrici.
La parità fra donne e uomini nella vita quotidiana non è ancora purtroppo una realtà. La difficoltà nel conciliare famiglia e lavoro, ma anche la scarsa convenienza dal profilo fiscale a entrare sul mercato per il secondo percettore di reddito, determina nella vita economica una disparità evidente. Le pari opportunità di genere e la tutela contro la violenza domestica rischiano di rimanere belle parole se le donne non hanno le possibilità per ottenere una autonomia economica. Il mutamento sociale e culturale in atto, con un nuovo approccio valoriale al mondo lavorativo e le sue dinamiche complesse, se non sostenuto da cambiamenti strutturali a favore di concrete pari opportunità di genere, rappresenta un nuovo pericolo per la reale indipendenza delle donne.
Mari Luz Besomi-Candolfi
presidente DLRT