Perequazione finanziaria e canone radiotelevisivo

La politica in Ticino si sa è piuttosto animata. Su un unico tema però mi sembra di capire che tutti i partiti sono concordi, e cioè che il calcolo in vigore per la perequazione finanziaria continua a penalizzare il nostro cantone. Qualche esempio? Nel 2024 il Ticino ha ricevuto complessivamente 86.8 milioni di franchi; il Grigioni 235 milioni, il Vallese 884 milioni e Friburgo 617 milioni. Per non parlare di Berna che ha ricevuto ben 1.3 miliardi di franchi. Considerato che la perequazione finanziaria è un meccanismo di trasferimenti che dovrebbe garantire un sostegno ai cantoni finanziariamente più deboli da parte di quelli più forti (Zugo guida la classifica dei benefattori) è chiaro che, dagli esempi indicati, per il Ticino i parametri debbano essere nuovamente rivisti e adeguati.

E proprio il fatto che tutti i partiti in Ticino (da destra… a sinistra… passando anche dal centro) si sono mobilitati per porre rimedio a questa situazione, grande è stato il mio stupore quando è stata lanciata l’iniziativa per abbassare il canone radiotelevisivo denominata «200 franchi bastano». Come mai? Ma proprio perché tra i promotori dell’iniziativa i partiti e le personalità che la sostengono sono proprio tra quelli che si sono schierati a favore di un calcolo più favorevole per il nostro cantone della perequazione.
La Svizzera italiana gode da sempre di un trattamento privilegiato da parte della SSR che – va ricordato - ridistribuisce le risorse incassate tramite il canone radiotelevisivo e gli introiti pubblicitari nelle quattro regioni linguistiche. A fronte di un canone proveniente dal Ticino di 50 milioni, la Svizzera italiana ne riceve ben 230, detto in percentuale noi contribuiamo con il 4% ma riceviamo il 20% delle risorse. Questa chiave di riparto garantisce alla nostra regione un’autonomia finanziaria che, tra l’altro, ci consente di produrre un’informazione libera e indipendente, programmi di diverso tipo, dall’approfondimento all’intrattenimento, e infine – scusate se è poco – ci assicura anche la salvaguardia della lingua italiana in Svizzera.
Se vogliamo parlare di coerenza faccio dunque molta fatica a comprendere come si possa da un lato battersi per spingere la Confederazione a un calcolo più favorevole della perequazione finanziaria nei nostri confronti e, nel contempo, battersi per ridurre il canone radiotelevisivo a 200 franchi, con il rischio neppur tanto velato che – se dovesse passare l’iniziativa – l’importo che andremmo a ricevere da parte della SSR verrebbe considerevolmente ridotto, a scapito del mantenimento di un servizio pubblico d’informazione di lingua italiana.

Riflettiamo molto bene quando saremo chiamati al voto. Oggi, per il canone radiotelevisivo, il cittadino spende 0.95 franchi al giorno (in economia singola). Una coppia ne spende la metà. Meno del costo di un caffè al bar, in Ticino!

Gaby Malacrida
Mendrisio