Smettere di contrapporre centri urbani a zone periferiche aiuterà lo sviluppo del Ticino
In questi due anni di pandemia abbiamo riscoperto le bellezze del nostro territorio. Le Alpi e i laghi svizzeri erano già soggetto di interesse e immaginazione in passato. Tra l’Ottocento e il primo Novecento le Alpi erano diventate ”the playground of Europe”: luogo di divertimento e spensieratezza per la nobiltà e la borghesia di tutta Europa. Nello stesso periodo, ferrovie e funicolari iniziarono a salire in alto e a pervadere il territorio rendendo così accessibili a tutti queste zone incantevoli e urbanizzando le Alpi portando turismo e nuove attività economiche. L’ideale bucolico di spazi incontaminati legato all’immaginario collettivo fece la fortuna di molte località dell’arco alpino. Oggi, questo immaginario è ancora ben presente e ad esso si aggiunge, grazie alla crescente sensibilità verde una nuova visione che ci colloca di fronte ad un bivio. Il dilemma ci è proposto quando la protezione diventa intransigenza: divenire un santuario inviolabile della vita selvatica, come vorrebbero certe derive ecologiste, o continuare ad essere un luogo abitato dall’uomo contemporaneo e rispettato nelle sue molteplici realtà (anche urbane)?
La protezione dell’area alpina è estremamente importante per le zone di montagna e le economie legate ad essa come la pastorizia, l’allevamento o il turismo (meglio se sostenibile). Ma una visione idealizzata e intransigente rischia di rivoltarsi contro le stesse economie che da centinaia di anni si sono prese cura del territorio. Con gli stessi occhi dovremmo occuparci anche dei centri urbani, oggi affamati di natura e spazi verdi, luoghi in cui la situazione dal punto di vista ambientale, lo si è visto in questa calda estate, è critico. Ci sono sfide oggi che riguardano sia i centri che le zone di montagna e sovente coincidono: l’approvvigionamento e la produzione di energia, il riscaldamento climatico, la necessità di mezzi di comunicazione scadenzati e veloci che rappresentino un’allettante alternativa al traffico motorizzato. Problematiche simili, contesti in parte apparentemente diversi.
Le contrapposizioni come quelle di città-campagna, centro e periferia, natura-urbanità, devono essere superate per lasciar spazio a progetti condivisi e sostenibili tra “aree urbane” e “zone montane” che possano valorizzare, nel rispetto dell’ambiente, tutte le economie locali, sia esse in un quartiere cittadino, tra gli spazi periurbani o in cima ad una montagna. Le Alpi, come le città, non sono mai state delle isole.
Diana Tenconi
granconsigliera PLR